Sclerosi multipla: la terapia endovascolare riduce il numero di recidive
Venous Function and Multiple Sclerosis è un cenaculum studiorum internazionale che si è tenuto a Bologna l’8 settembre 2009 con l’obiettivo di approfondire le tematiche dopo la scoperta dell’insufficienza venosa cerebrovascolare cronica ( CCSVI ). Tutte le ricerche sono state coordinate da Paolo Zamboni, dell’Università di Ferrara, che ha scoperto la CCSVI e la sua associazione con la sclerosi multipla.
Un primo studio in aperto, effettuato in collaborazione con Fabrizio Salvi dell’Ospedale Bellaria di Bologna, ha fornito risultati importanti. Nei pazienti con sclerosi multipla la terapia endovascolare ha mostrato una riduzione del numero di recidive, una riduzione del numero di lesioni attive cerebrali e spinali associato a un marcato miglioramento della qualità di vita.
Nei pazienti con forma clinica di sclerosi multipla recidivante-remittente, che è la forma più comune, si è osservato un significativo calo delle lesioni attive che è persistito per 18 mesi dopo l’intervento. La percentuale di lesioni attive si è ridotto dal 50% al 12%, dimostrando che l’aggiunta del trattamento della CCSVI è in grado di ridurre l’aggressività della malattia.
Inoltre, si è assistito ad un forte calo del numero di pazienti che non hanno manifestato più recidive dopo l’intervento endovascolare. Nei 2 anni che avevano preceduto l’intervento, il 50% dei pazienti reclutati aveva sofferto di attacchi acuti di sclerosi multipla, mentre nei 2 anni successivi all’intervento il 73% dei pazienti operati non ha più manifestato alcun attacco; l’intervento endovascolare ha quindi modificato l’andamento clinico della malattia.
Nei pazienti con forma recidivante-remittente di sclerosi multipla anche le attività cognitive e motorie misurate con la scala MSFC sono, significativamente, stabilmente migliorate, mentre questo non è accaduto nei pazienti con forme progressive. In questi ultimi tuttavia si è avuto un arresto della progressione ed un miglioramento della qualità di vita.
Il Meeting ha affrontato, fornito dati e risposte a quattro quesiti fondamentali:
1) Qual è l’origine delle stenosi delle vene che caratterizzano la CCSVI ?
Secondo Byung B Lee della Georgetown University School of Medicine di Washington DC, le malformazioni scoperte nella CCSVI sono malformazioni congenite di tipo trunculare, e pertanto sicuramente precedono lo sviluppo della sclerosi multipla. Non possono pertanto essere considerate una conseguenza della sclerosi multipla.
Giulio Gabbiani del Centre Médical Universitaire di Ginevra, ha dimostrato che non esistono fenomeni autoimmunitari nelle vene malate, escludendo in tal modo che le malformazioni delle CCSVI siano conseguenti alla sclerosi multipla. Sono stati presentati i risultati di uno studio che ha confrontato a livello istologico le pareti delle vene affette da CCSVI in pazienti con sclerosi multipla con quelle di persone normali; le vene CCSVI a livello molecolare sono strutturalmente diverse rispetto a quelle dei controlli.
2) Esistono dei sistemi diagnostici avanzati in grado di evidenziare quali modificazioni produce la CCSVI nel sistema nervoso centrale ?
Mark Haacke del MRI Istitute for Biomedical Research a Detroit, e Bianca Weinstock-Guttman del Jacobs Neurological Institute hanno mostrato nuovi parametri di risonanza magnetica ( RMN ), correlati alla CCSVI, che in futuro potrebbero rivoluzionare la diagnostica tradizionale della sclerosi multipla. Fra questi nuovi parametri vi è la quantificazione dei depositi di ferro, del volume delle vene intracraniche, del flusso liquorale.
3) La CCSVI è trattabile e come ?
La riparazione endovascolare della CCSVI ( effettuata per la prima volta da Roberto Galeotti dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, mentre Michael Dake della Stanford University School of Medicine in California, è stato il primo a trattare la CCSVI al di fuori dell’Italia ) si è rivelata sicura.
Nel corso di un periodo osservazionale di 2 anni non si sono verificate complicanze maggiori, tutti gli interventi sono stati eseguiti in regime di day-hospital. Il trattamento è stato in grado di ridurre la pressione nelle vene cerebrali in misura altamente significativa, dimostrando così un potenziale effetto antinfiammatorio.
Il rischio di ristenosi è risultato 16 volte maggiore nelle vene giugulari rispetto alla vena azygos, indicando la necessità di strumenti più sofisticati ed efficienti nelle prime.
4) La terapia della CCSVI può migliorare le condizioni cliniche della sclerosi multipla influenzandone la prognosi ?
Fabrizio Salvi dell’Ospedale Bellaria di Bologna è stato il primo a studiare le correlazioni cliniche del trattamento della CCSVI nei pazienti con sclerosi multipla in collaborazione con Paolo Zamboni. I pazienti arruolati in questo studio sono stati 120; i risultati hanno riguardato 65 pazienti che hanno superato i 18 mesi dall’intervento. In generale i pazienti trattati con la terapia endovascolare hanno mostrato una riduzione del numero di ricadute di malattia, una netta riduzione del numero di lesioni attive cerebrali e spinali, e un marcato miglioramento della loro qualità di vita.
Robert Zivadinov del Jacobs Neurogical Institute di Buffalo, ha fornito i risultati di uno studio pilota in cui pazienti americani e italiani sono stati valutati in cieco negli Stati Uniti attraverso RMN di tipo avanzato, e poi sottoposti ad intervento vascolare in Italia. ( Xagena_2009 )
Fonte: Fondazione Hilarescere, 2009
Link: MedicinaNews.it
Neuro2009