L'uso precoce del Campath nella sclerosi multipla può ridurre l'invalidità


A cura di Vincenzo Nardozza, Neurologo

Nel corso del Congresso dell'American Academy of Neurology tenutosi ad Honolulu è stato presentato uno studio condotto da Alastair Compston, Capo del Dipartimento di Neurologia dell'Università di Cambridge.

Il Campath ( Alemtuzumab ) virtualmente blocca gli episodi di recidiva e riduce la disabilità nelle fasi iniziali della sclerosi multipla.
L'effetto è particolarmente rilevante quando il farmaco, che è un anticorpo monoclonale in grado di eliminare le cellule T, è somministrato nelle fasi iniziali della malattia del tipo recidivante - remittente, quando cioè l'attività clinica della malattia è attribuibile prevalentemente all'infiammazione.

Nello studio sono stati trattati col Campath -1H due gruppi di pazienti: 36 pazienti in una fase della malattia di tipo secondariamente progressiva con una media di 12 anni dall'inizio della malattia e 4 anni dall'inizio della progressione e 22 pazienti con una durata media di malattia di 2,7 anni prima dell'inizio del trattamento: nessuno di questi ultimi era in fase di progressione.
Ad entrambi i gruppi è stato somministrato il farmaco alla dose di 24 mg al dì per 5 giorni, per una dose complessiva di 120 mg.
Il periodo di osservazione è stato di 2 anni.

Il tasso di riacutizzazione del gruppo secondariamente progressivo è rimasto soppresso per una media di 7 anni di follow up ma l' invalidità dei pazienti di questo gruppo è continuata a progredire. Non ci sono stati significativi effetti collaterali, ma un terzo dei pazienti ha manifestato la malattia di Graves o morbo di Basedow.

Dal confronto tra i due gruppi prima del trattamento il gruppo recidivante-remittente aveva una media di 3 episodi all'anno e la scala di invalidità ( EDSS ) è aumentata di 2.4 punti. Dopo il trattamento la media delle recidive è stato di 0.1 all'anno ed un paziente ha recidivato nel corso di successivo follow-up in media di 13 mesi.
In questo gruppo il punteggio alla scala EDSS è stato meno disabilitante rispetto al periodo precedente il trattamento.
Gli effetti collaterali comprendevano orticaria ed ipertermia.Tali fenomeni non sono risolti con gli antinfiammatori non steroidei , mentre una dose di steroidi può prevenire il temporaneo incremento di tali sintomi.

L'aspetto imprevisto è che il 27% dei pazienti ha sviluppato una tiroidite autoimmune.
Tale disturbo si è risolto in tutti i pazienti ad eccezione di uno in cui la malattia è stata immediatamente individuata e tempestivamente trattata.

Non è noto se il famaco sia in grado di rallentare o prevenire la degenerazione assonale.

In Europa e negli USA è partita dal 2002 una ricerca intesa a confrontare gli effetti del Campath -1H con il Rebif (Interferone beta - 1 a). La durata del trattamento sarà di 3 anni e l'osservazione durerà 5 anni.
La progressione dell' invalidità subita dai pazienti darà la misura del risultato.
Occorrono comunque altri studi per definire meglio i risultati ottenuti e per valutare le disfunzioni tiroidee , osservate in quasi il 30% dei pazienti trattati con l'anticorpo monoclinale. ( Xagena_2003 )

AAN 55TH ANNUAL MEETING ABSTRACT S 21 .005





XagenaFarmaci_2003